martedì 25 febbraio 2014

Rachel - Ep. 5

di Daniela Pasiphae Coin

<< Episodio 1

Rachel amava stare sola ma non era vero.
Lei lo diceva in giro, lo diceva anche a se stessa, ma non era affatto vero.
Lei soffriva profondamente di solitudine però allo stesso tempo questa solitudine le serviva per giustificare la sua sofferenza, anche se questa non era dovuta allo star sola.


Il male di vivere di Rachel, come di ognuno di noi, era una qualità innata.
Il saperla definire una qualità era comunque un privilegio di pochi. Lukas, ad esempio, la definiva una qualità, anche se Rachel ancora non sapeva di avere quello strazio dell'anima perché da sempre aveva preferito dare la colpa alle cose, credendo infine che questa sua sofferenza fosse causata dall'esterno, dagli eventi.
La colpa che preferiva dare di più era alla solitudine perché lei, fin da piccola, era sempre stata una bambina molto sola. Cresciuta in una famiglia molto ricca, con cui non parlava da anni, e per di più figlia unica, aveva optato per la sofferenza da solitudine. Un po', sfruttando l'anaffettività dei genitori, le era anche sempre piaciuto ritenersi una ragazza trascurata e poco amata.

Una volta trovato il colpevole della sua sofferenza, aveva passato tutta la vita a sostenere queste tesi, cercando il più possibile di non lasciarsi amare e cercando di essere lasciata sola. Sempre molto stimata, forse più temuta che amata, Rachel era diventata una donna che professionalmente poteva dirsi invidiabile ma che attorno a sé creava il vuoto siderale.

Atterrò a Melbourne a mezzogiorno e si fece subito portare, senza dare alcun preavviso, a casa dei genitori.
I coniugi Gale (Noir era il nome d'arte di Rachel e non il suo vero cognome) erano due signori sulla cinquantina, amanti della natura, che, dopo aver avviato e lanciato un impero nel settore della moda, creando abiti in fibra naturale di alta moda, avevano deciso di ritirarsi in una tenuta fuori Melbourne, gestendo da lì i loro affari e viaggiando comunque molto per controllare e gestire i loro affari nel mondo.

Arrivò alla tenuta che era l'una passata. La villa, immersa nel verde, si presentava fiorente e più accogliente che mai. Ad accoglierli arrivarono i due dobermann di guardia alla casa che Rachel non aveva mai visto. Mancava da casa da anni e in quella villa ci aveva vissuto solo per un paio d'anni.
Non osando scendere dal taxi, si trattenne fino a che non le venne incontro qualcuno.
Arrivò un giovane a cavallo, mal vestito, con l'aria del bracciante. Il cappello, come fosse un cowboy, e il sorriso smagliante di chi non vede l'ora di incontrare qualcuno.
Rachel abbassò il finestrino.
"Buongiorno!"
Il giovale la salutò chiedendole chi fosse.
"Sono la figlia dei signori Gale!" disse in tono sostenuto, pretendendo in quel modo rispetto.
"Io non l'ho mai vista!" disse sprezzante, quasi avesse davanti un'imbrogliona "I signori Gale rientreranno fra una settimana!" Poi cercò di tenere fermo il cavallo che si era agitato dopo che il taxista era sceso dall'auto per fumare una sigaretta, fregandosene dei cani. Appena il cavallo si calmò, riprese "Se è la figlia dei Gale può accomodarsi in casa, troverà Justine ad accoglierla!"
Justine se la ricordava, era la ragazza che i suoi genitori avevano preso come governante. Il marito lavorava in Cina e tornava solo due mesi l'anno e loro tenevano la ragazza quasi come fosse una figlia.

Ignorando i cani, che la seguirono con aria sospetta, si accomodò sotto il portico, davanti alla porta di casa, accompagnata dal taxista che le portava i bagagli. Pagò il gentile signore e suonò il campanello, sempre osservata dai cani che, pensò, non erano un gran ché come cani da guardia.
Le aprì Justine che le saltò subito al collo, felicissima di vederla.
"Da quanto tempo! Ma che fine avevi fatto?"
Rachel si liberò velocemente da quel buonismo quasi fastidioso della cara Justine, spigandole che il lavoro in città era piuttosto impegnativo e che non aveva potuto viaggiare per svago.
"Inoltre, cara Justine, lo sai bene che coi miei non scorre buon sangue! Ma dimmi, come stanno? E quando rientreranno?"
"Sono alla fiera di Berlino, rientreranno la prossima settimana" disse dispiaciuta, come se stesse annunciando la loro dipartita. "Oh ma tu ti puoi fermare, Anzi, insisto!"
Rachel, che adorava quella casa e soprattutto l'averla a disposizione tutta per sé per una settimana, non se lo fece ripetere due volte e si sistemò nella sua camera, svuotando le valige e riponendo tutto il suo guardaroba negli armadi e nei cassetti.
Poi si infilò il costume e si precipitò a fare una nuotata in piscina, seguita da una lunghissima passeggiata a cavallo fino all'ora di cena.

"Si tratterrà molto?" le chiese lo stalliere, mentre Rachel ripuliva il cavallo dopo la passeggiata. Lei non rispose e lo guardò come a chiedergli un minimo di educazione.
"Lasci pure, ci penso io al cavallo!"
Lei gli diede un'altra occhiataccia che aveva l'aria di dire "Da lei non voglio nessun aiuto, mi so arrangiare!" e continuò a strigliare la bestia.
"Io mi chiamo Cristopher" le disse, allungando la mano dopo essersela pulita sui pantaloni.
Rachel allora sorrise e si presentò.
"Mi perdoni per prima" continuò lui "è che non l'avevo mai vista, credevo che questa famosa figlia dei Gale fosse ormai una favola!"
"Le sembrava impossibile" continuò lei "che una figlia mancasse da casa per così tanti anni?"
"Beh un po' sì, ma non sono cose che mi riguardano..."
Rachel gli sorrise.
"La signora Gale non è mia madre" si confessò, con lo stupore del povero Cris che non seppe che dire.
"Non volevo farmi gli affari suoi, signora..."
Rachel rise. "Ma quale signora!? Ma quanti anni hai?"
"Ne ho trentasette, signora!"
"Allora ti prego smettila di chiamarmi signora che sono più giovane di te!"
Cristopher sorrise imbarazzato, la salutò e se ne tornò alla sua depandance.

L'indomani Rachel lo trascorse tra piscina, cavalli e lunghe passeggiate coi cani, che ormai erano diventati suoi amici. Aveva anche appreso che si chiamavano Aiace e Antigone. Deviazioni del padre, amante di Sofocle.
In quanto a Cris, sebbene Rachele cercasse di evitarlo, capitava molto spesso che si incontrassero nelle stalle o per i vialetti della proprietà, o che lei lo vedesse indaffarato a sistemare le bestie, e notava che lui, nonostante la guardasse come se fosse fatta d'oro, cercava di evitarla il più possibile e questo le dava un po' sui nervi, abituata com'era ad avere tutte le attenzioni degli uomini per sé.

All'alba del quinto giorno, Rachel si alzò con una strana sensazione, accese il telefono e le arrivò un messaggio di Lukas.
"Ci vediamo stasera al Four Season, alle 9"
Lì per lì fece per rispondergli ma poi pensò che avrebbe potuto perfino non rispondergli e non presentarsi.
Per un attimo le prese il terrore perché pensò che avrebbe potuto perderlo ma alla fine, per quietare il suo ego, pensò che aveva la scusante che lui non si era fatto più sentire e che, nelle terre sperdute dell'Australia, il telefono poteva non essere raggiungibile.
Optò per fare la vigliacca e non rispose. Provò perfino un sottile piacere nel poter, per cause di forza maggiore, rifiutare un invito simile, al Four Season, ed uscirne perfino pulita.
A Rachel non importava se quello che faceva era corretto, a lei bastava che agli occhi degli altri lo sembrasse.

Quel mattino chiese ed ottenne una cavalcata con Cris, completa di picnic sulla collina e rientro al tramonto.



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