lunedì 3 febbraio 2014

Rachel - Ep. 2

di Daniela Pasiphae Coin


<< Episodio 1

Si alzò, Rachel, a fatica. Dormiva sempre male da ormai qualche mese.
Quando si trovò in cucina, per poco non rischiò di cadere, scivolando goffamente sul pavimento bagnato.

Marica, sua falsa amica e donna delle pulizie, stava appunto lavando il pavimento e, senza nemmeno tanto dispiacersi per il quasi causato incidente, tornò alle sue faccende sussurrando un mezzo ciao all'amica nuda nella vestaglia in seta bianca dai motivi orientali. Non appena Rachel girò l'angolo e si infilò nel bagno, aggiunse urlando "C'è il caffè!", poi attese senza udire risposta alcuna ed infine aggiunse, sempre urlando: "...e anche i krapfen!", ma dal bagno ancora nulla.

Rachel iniziò la sua quotidiana preparazione per farsi amare che consisteva in una calda doccia di mezz'ora condita di svariati shampoo e balsamo per dei capelli da favola, creme e cremine profumate post doccia, asciugatura capelli e piega alla Valentina di Crepax. E ancora svariati minuti per il trucco, mascara, matita nera e phard, con un velo di rossetto color Ferrari.

Rachel vestiva sempre e solo di nero. Sembrava uscita da Matrix.
Abiti succinti e provocanti, stivali alti, lunghi cappotti. Lo sguardo vuoto di chi ha perduto qualcosa.

Quando finalmente, dopo più di un'ora, ricomparve in cucina, Marica era già uscita per la spesa.
"Brutta bastarda" pensò "non mi ha nemmeno chiesto cosa doveva prendere!"
Infilò la mano nella borsetta, nera, e ne trasse il telefono. Scrisse: assorbenti, gelati al cioccolato bianco, fiori, e il resto che sai. Inviò. Ributtò il telefono nella borsa, ma lo riprese all'istante notando un messaggio proprio dall'uomo della sera prima.

Lukas. Leggi. "Domani alle 21 al Café Blu"
Si era promessa, per l'ennesima volta, di non accettare i suoi inviti. Ma succedeva sempre la stessa cosa ormai da un mese. Lui le mandava un sms col luogo e l'orario di dove si sarebbero incontrati, mangiavano o bevevano qualcosa trascinando una conversazione minimale quasi come fossero una coppia che ha appena litigato, poi lui andava da lei, facevano sesso, si rivestiva e se ne andava.
Non la chiamava mai, non le chiedeva mai come stava, non era mai gentile come le usanze vorrebbero e non faceva mai l'amore con lei. Eppure la voleva vedere due volte a settimana ormai da due mesi.

Come al solito non gli rispose e come al solito decise che stavolta non avrebbe ceduto.

Quel mattino fece il giro usuale delle sue tre boutique in centro, invitò a pranzo José, il responsabile del suo più grande negozio e si concesse il lusso di essere la donna più desiderata della città.

José, elegantissimo messicano trentenne, da cinque anni direttore della boutique "Luxury Noir" di proprietà di Rachel Noir, aveva lunghissimi capelli neri raccolti in minuscole treccine afro, il colorito olivastro, ed era uno degli uomini più sexy che Rachel avesse mai conosciuto. Ciò nonostante tra loro non c'era mai stato alcun contatto fisico. Si divertivano così, a flirtare e a provocarsi in modo implicito ma senza andare oltre.

Quel giorno però Rachel avvertì una fortissima spinta che quasi la obbligava ad avere un contatto con lui. Non era desiderio sessuale ma solo.. voglia di un abbraccio e di qualcuno su cui contare.

Improvvisamente si rese conto che la sola persona che avrebbe potuto esserle amica era José che in realtà, con ogni probabilità, le era amico solo nella speranza di finire prima o poi a letto con lei, suo capo.
Questo la riempì di profonda tristezza e per alcuni minuti seguitò ad infilarsi in bocca patatine fritte, meccanicamente, una dopo l'altra, con lo sguardo completamente perso nel vuoto, seduta di fronte all'uomo con le treccine, elegantemente di nero vestito, che controllava le sue email sul tablet.
Lui non si accorse di nulla. Rachel ritornò in sé nel giro di pochi istanti e riprese la sua normale attività di pensiero che consisteva nel chiedersi cosa fare tutto il giorno per impiegare il tempo.
Sì ma impiegare il tempo in attesa di cosa?

Lei credeva di stare attendendo l'indomani sera per non andare all'appuntamento ma in realtà continuava a pensare a come si sarebbe vestita. Era come se la sua ragionevolezza le dicesse di non andare e il suo inconscio volesse così tanto rivedere quell'uomo da bombardarle la mente con paranoie femminili su abiti, trucco, e frasi convenzionali da dire.

Passò la giornata girovagando in centro senza meta. Cercava qualcosa ma non sapeva cosa.
Acquistò un runner per il tavolo del soggiorno in bamboo con inserti in seta, si rifece le unghie, due ore al centro benessere fra sauna e massaggi, un sacchetto pieno di viveri al takeaway cinese da consumare a casa, a gambe incrociate sul divano, guardando Robin Hood con Russel Crowe.

Marica le aveva riempito il frigo ma lei preferiva la comodità. Non le piaceva cucinare.
Prima di andare a letto lasciò un biglietto a Marica con le indicazioni per l'indomani, chiedendole di preparare il pranzo a suo piacimento con quello che c'era nel frigo.

Si stese a letto e cercò di chiedersi se era felice ma non fece in tempo. Il sonno sopraggiunse nel momento in cui provò a darsi una risposta.



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